Salvo Barone / Andrea Guastavino / Alida Pardo / Giovanni Robustelli
a cura di Andrea Guastella e di Studio M’arte
25 novembre 2023
Casa dell’Architettura – Acquario Romano, primo anello
Maria Callas, al secolo Maria Anna Sofia Cecilia Kalogheropoulos, nasce a New York da genitori greci il 2 dicembre 1923.
Pare che, nella musica del XX secolo, esistano un prima e un dopo Toscanini; allo stesso modo, come ebbe a dire Franco Zeffirelli, ci sono “il prima Callas e il dopo Callas”.
Con lei la lirica si impose, forse per l’ultima volta, quale linguaggio universale. Oltre che per la tecnica superlativa da “soprano drammatico d’agilità”, definizione ottocentesca riesumata appositamente per lei, la Callas è ricordata per la maestria, mai vista fino ad allora su un palcoscenico, nel fondere canto e recitazione, e per la vita privata, un melodramma vero e proprio da seguire sulle riviste patinate: non c’era numero in cui non si parlasse delle sue sfuriate, del suo improvviso dimagrimento, dei vestiti ultra chic creati per lei dal designer Biki, nipote di Puccini, delle love story con Aristotele Onassis o con Pier Paolo Pasolini…
Fu, in parole povere, una diva, le cui interpretazioni continuano ancor oggi ad ispirare nuove leve di cantanti e di artisti figurativi, parimenti interessati ai “colori” della sua splendida voce. Gli artisti chiamati a celebrarla presso l’Acquario Romano Casa dell’Architettura, Salvo Barone, Andrea Guastavino, Alida Pardo e Giovanni Robustelli, sono rimasti affascinati dal suo volto:
il primo lo ha fissato con e senza gli ornamenti da regina, evidenziando il magnetismo di uno sguardo sempre iconico e suadente;
il secondo si è concentrato su quella sorta di ipnotismo che la ha resa “la divina”;
la terza, ha ritratto la Callas allo specchio, mentre si mette il rossetto o si agghinda il colletto, quasi a voler ribadire il suo essere umana;
il quarto, la ha interpretata sulla scena, nell’atto di sognare o di abbracciare il corpo morto del marito, ispirandosi alla Medea di Pasolini.
Nelle loro mani, come ebbe a scrivere, sul set del film, lo stesso Pasolini, la Callas è “come una pietra preziosa che viene violentemente frantumata in mille schegge per poi essere ricostruita di un materiale più duraturo di quello della vita, cioè il materiale della poesia”.
Andrea Guastella