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Paolo Vetri e la Cattedrale di Ragusa

a cura di Andrea Guastella e Sebastiano Patanè

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Questa rassegna su Paolo Vetri che abbiamo organizzato con Sebastiano Patanè vuole essere il primo passo in direzione di uno studio storico, e dunque attento tanto alla materialità delle opere quanto alla cultura immateriale che ne accompagna la creazione, del nostro patrimonio e in particolare dei tesori della Cattedrale.

Molto è stato fatto, molto è ancora da fare. Penso alle grandi pitture murali di Primo Panciroli, che attendono di essere contestualizzate e (magari!) restaurate, o al ciclo del Fonte battesimale di Salvatore Cascone, che un restauro l’ha già ricevuto ma non ha forse ottenuto l’attenzione che merita.

Anche Vetri, sebbene noto – i ragusani gli hanno persino intestato una scuola – non ha riscosso in vita il riconoscimento sperato; taluni, specie trai colleghi, lo accusavano di scarsa originalità, accusa gravissima, in un tempo in cui ancora esistevano conoscitori di pittura, ma in realtà non gli perdonavano il rapporto privilegiato, familiare, che lo legava a Domenico Morelli, che si sforzava di facilitargli la carriera portandolo con sé alle principali mostre: non dobbiamo dimenticare come gli anni compresi tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, la cosiddetta Belle Époque, godessero di un notevole fervore culturale; la stessa Sicilia, complice l’esposizione nazionale organizzata a Palermo durante la presidenza Crispi nel 1891, ne fu investita. Paolo Vetri, neanche a dirlo, partecipò a quell’evento invitato dal Morelli; oggi le sue opere “palermitane”, acquisite negli anni dalla municipalità, sono visitabili presso la locale Galleria d’Arte Moderna, costituita nel 1910.

Forse i confrati ragusani che già nel 1886 affidarono a Vetri la prima, importante commissione del San Gregorio Magno avrebbero preferito procurarsi proprio un dipinto di Morelli, ma la loro disponibilità a dar credito al giovane artista sarà premiata.

Il segno essenziale, che non si perde in fronzoli, a tratti quasi iperrealistico eppure carico di effetti teatrali di quel dipinto e del San Giovanni nel deserto, non mancherà infatti di influenzare i maestri che si avvicenderanno nella decorazione della chiesa e contribuirà di sicuro alla rinascita artistica conosciuta da Ragusa col fiorire di autori locali in anni più recenti.

Sempre il futuro affonda le radici nel passato; un passato che, come un vecchio rimorso, io stesso non mi sarei mai deciso ad affrontare privo della fraterna sollecitudine di amici che, a cominciare da Sebastiano Patanè a Giuseppe Antoci a Carmelo Arezzo, mi hanno accompagnato in questa ricerca ancora embrionale, ma che mi auguro foriera di sviluppi.

A loro dedico, con sincera gratitudine, il lavoro.

Andrea Guastella

IL SOGNO DELLA REALTA’
Paolo Vetri e la Cattedrale di Ragusa

a cura di Andrea Guastella e Sebastiano Patanè

Dove:Museo della Cattedrale, RagusaQuando:25 febbraio - 25 marzo 2018A cura di:Andrea Guastella, Sebastiano PatanèShare
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