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Organizzazione della mostra di Rosa Mundi Forest Lux, presso l’auditorium S.V. Ferreri e il Castello di Donnafugata di Ragusa (20 aprile-30 giugno)

Prima di Galileo, si credeva che la terra fosse il centro dell’universo e che i pianeti le girassero intorno. Per stabilire la loro posizione, si utilizzava la sfera armillare, uno strumento inventato dall’astronomo greco Eratostene che aveva al centro una sfera, a rappresentare il nostro pianeta, circondato da quattro anelli circolari: un primo individua l’orizzonte che divide il globo in due emisferi; un secondo, collocato perpendicolare al primo, segna il meridiano; infine i due anelli rimanenti indicano la latitudine e la longitudine.

La mostra “Forest Lux” è l’occasione perfetta per avvicinarsi, anche attraverso le suggestioni dell’artista, a un meccanismo complesso e affascinante quale appunto la sfera armillare.

La collaborazione tra Rosa Mundi e il compositore Mario Bajardi, andata infittendosi nella serie The box e in Tamburi, rivela in queste ultime sculture la sua massima coesione. In Forest Lux le visioni si spogliano, sulle ali della musica, di ogni esplicito riferimento figurale, racchiudendo, tra un “rosone” e un apocalittico “giudizio”, il cammino dell’uomo. E se i tre cerchi delle armille costruite dall’artista con le antiche botti di vino del ‘400 tratteggiano una immaginaria sfera ellittica che divide in sezioni i dodici segni dello zodiaco, le note stridule e apparentemente dissonanti di Bajardi accompagnano l’inizio e la fine del pensiero umano nella sua trasformazione da verbo a immagine, da racconto a ricordo, da sinfonia a memoria.

Prima di Galileo, si credeva che la terra fosse il centro dell’universo e che i pianeti le girassero intorno. Per stabilire la loro posizione, si utilizzava la sfera armillare, uno strumento inventato dall’astronomo greco Eratostene che aveva al centro una sfera, a rappresentare il nostro pianeta, circondato da quattro anelli circolari: un primo individua l’orizzonte che divide il globo in due emisferi; un secondo, collocato perpendicolare al primo, segna il meridiano; infine i due anelli rimanenti indicano la latitudine e la longitudine.

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